Banco da scuola antico
e pennini con boccetta
per inchiostro

Datazione: Prima metà del’900
Dimensioni: 85x65x85 cm
Materiali: Legno e metallo

Descrizione:

Il banco antico esposto nel museo rappresenta un modello tipico di banco da scuola utilizzato nella prima metà del ‘900. Questi banchi avevano un design funzionale e semplice, perfettamente adatto all’ambiente educativo dell’epoca. La struttura del banco è stata realizzata in legno, garantendo solidità e resistenza. Consiste in un piano d’appoggio con una forma caratteristica del banco e una lunga panca su cui gli studenti potevano accomodarsi. Alcuni modelli di questi banchi erano dotati di scomparti o vani portaoggetti situati sotto il piano d’appoggio, offrendo uno spazio in cui gli studenti potevano conservare i loro effetti personali e i materiali scolastici. Il piano superiore del banco spesso presentava un foro appositamente progettato per appoggiare la boccetta dell’inchiostro. Scrivere a mano durante quel periodo era considerato un’arte, anche se risultava essere una sfida. L’uso della penna a sfera, come la Biro, era osteggiato dagli insegnanti fino agli anni Sessanta. Questo perché la scrittura a mano era vista come un’abilità preziosa. Tuttavia, con il passare del tempo, la praticità della penna a sfera ha cominciato a prevalere rendendola uno strumento ampiamente utilizzato.

Funzione:

I banchi da scuola servivano principalmente come postazione individuale per gli studenti durante le lezioni, dove potevano scrivere, prendere appunti, leggere e studiare. La loro struttura era progettata per favorire un ambiente di apprendimento organizzato e confortevole. Inoltre, incoraggiavano una certa disciplina e una corretta postura durante le lezioni.

Curiosità:

Le prime misure ufficiali dei banchi, in Italia, furono stabilite nel 1925. Per elaborare le sue regole, Gorini viaggiò molto, studiando i diversi modelli utilizzati in Germania, Svezia, Austria, Francia e Danimarca: con tavolino e sedie a reclinazione, con tavolino mobile per il ripiegamento o a scorrimento. Ma in Italia, per lungo tempo, i banchi rimasero in legno, per due alunni, con un ripiano piatto e leggermente inclinato, uno spazio per il calamaio e un altro per la penna. Gli anni Quaranta e Cinquanta furono segnati da un nuovo fermento pedagogico: gli studi della pedagogista Maria Montessori (1870-1952) criticavano il ruolo costrittivo che il banco aveva assunto nelle classi, tanto da definirlo “un principio di repressione fino quasi alla schiavitù”. Le cose cambiarono definitivamente quando, negli Anni ’60, nel nostro Paese accanto al ferro e al legno si diffuse l’acciaio, perché più durevole. Continuarono a essere costruiti banchi a due posti ma, sul modello del single desk americano, si cominciarono a produrre anche banchi singoli. Avevano la sedia staccata, gambe metalliche, uno scritt­oio sotto cui si trovava una mensola (o sottobanco) per riporre libri e quaderni. Un’ulteriore svolta si ebbe negli Anni ’70 con l’introduzione di rivestimenti plastici (la fòrmica, per esempio), che resero i banchi più ergonomici e leggeri.

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