Tubo di Rötgen

Datazione: 1920 ca.
Inventore: Wilhelm Röntgen
Dimensioni: 23×13 cm
Materiali: Vetro e Ferro

Descrizione:

Il tubo di Röntgen è composto da un’ampolla con tre protuberanze principali: una sulla parte inferiore e due sulla parte superiore (una posta precisamente al centro della base l’altra leggermente spostata verso destra) collegato alle estremità da una molla. La protuberanza inferiore presenta altre due protuberanze più piccole, una in orizzontale e l’altra posta in verticale sopra ad essa. L’ultima protuberanza descritta contiene dei carboncini. All’interno delle tre protuberanze sono presenti gli elettrodi per il collegamento alla sorgente di tensione.
In alcuni casi il tubo presenta uno speciale dispositivo, detto rigeneratore osmotico, che serve a mantenere la pressione ad un valore ottimale tramite scariche che vaporizzano un opportuno materiale non appena la pressione scende sotto un determinato valore.

Funzionamento:

Una differenza di potenziale di circa 30 kV viene applicata tra anodo e catodo, provocando un flusso di elettroni che, emessi dal catodo e accelerati dal campo elettrico esistente, colpiscono l’anticatodo. La decelerazione degli elettroni nell’urto con l’anticatodo (effetto braking o bremsstrahlung) produce una perdita di energia e conseguente liberazione di raggi X, ossia di radiazione elettromagnetica di frequenza compresa tra 30 × 1015 Hz e 300 × 1018 Hz . Il catodo ha forma convessa per focalizzare il flusso di elettroni in una zona molto piccola dell’anticatodo e migliorare le prestazioni del dispositivo. L’intensità dei raggi X generati dipende dal numero atomico dell’elemento che costituisce l’anticatodo: quanto più alto è questo numero atomico, tanto più intenso è il fascio di raggi X generati. Inoltre, per una produzione ottimale di raggi X, occorre un elemento che abbia un alto punto di fusione, come il tungsteno.

Curiosità:

Mediante tale tubo Röntgen (premio Nobel per la Fisica nel 1901) nel 1895 scoprì casualmente i raggi X.

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